Referendum 8-9 giugno: affluenza ferma al 30,5%, bocciati i cinque quesiti. I risultati Regione per Regione
Le Regioni con la maggiore partecipazione sono state Toscana e Emilia-Romagna, dove l’affluenza ha superato rispettivamente il 39% e il 38,1%. Anche il Piemonte (35,2%), la Liguria (35%) e il Lazio (31,8%) si sono posizionate sopra la media nazionale. Al contrario, il Sud si è mostrato meno coinvolto, con percentuali inferiori al 30% in quasi tutte le Regioni: spiccano in negativo Sicilia (23%), Calabria (23,7%) e Trentino-Alto Adige (22,7%)

Affluenza bassa, quorum mancato, ma segnali politici chiari da alcune aree del Paese. I cinque referendum abrogativi su lavoro e cittadinanza promossi dall’Unione Popolare non hanno superato la soglia del 50% più uno necessaria per la validità: la partecipazione alle urne si è fermata al 30,5% a livello nazionale (29,8% considerando anche il voto degli italiani all’estero), con percentuali molto simili tra i vari quesiti.

La geografia del voto: Nord più attivo, Sud più assente

Le Regioni con la maggiore partecipazione sono state Toscana e Emilia-Romagna, dove l’affluenza ha superato rispettivamente il 39% e il 38,1%. Anche il Piemonte (35,2%), la Liguria (35%) e il Lazio (31,8%) si sono posizionate sopra la media nazionale. Al contrario, il Sud si è mostrato meno coinvolto, con percentuali inferiori al 30% in quasi tutte le Regioni: spiccano in negativo Sicilia (23%), Calabria (23,7%) e Trentino-Alto Adige (22,7%).

Un’eccezione è rappresentata dalla Basilicata, dove l’affluenza ha raggiunto il 31,2%, superando di poco la media nazionale.

Risultati: i Sì vincono nettamente, ma con sfumature

Nonostante l’insuccesso sul piano della partecipazione, l’esito delle urne è stato chiaro sul contenuto dei quesiti: la stragrande maggioranza dei votanti ha scelto il Sì per quattro dei cinque referendum, tutti incentrati su lavoro e diritti.

  • 89% di Sì per il reintegro in caso di licenziamento illegittimo
  • 87,6% di Sì sul limite alle indennità per i licenziamenti
  • 89% di Sì per la tutela dei contratti a termine
  • 87,3% di Sì per la responsabilità delle imprese in caso di infortuni
  • Solo il 65,4% di Sì sul quesito riguardante la riduzione dei tempi per ottenere la cittadinanza italiana

Il quesito sulla cittadinanza è quello che ha mostrato maggiori resistenze, soprattutto in alcune Regioni del Nord Est: in Veneto, ad esempio, il No ha raggiunto quasi il 40%. In Friuli Venezia Giulia, i contrari sono stati il 38%.

Umbria e Toscana: roccaforti del Sì

Tra le Regioni più favorevoli ai quesiti referendari, spiccano Umbria e Toscana. In Umbria, i Sì hanno superato il 90% nel quesito sul reintegro per licenziamenti illegittimi, e hanno mantenuto percentuali superiori all’88% anche sugli altri quesiti. Più contenuto il sostegno alla riforma sulla cittadinanza, ma comunque superiore al 64%.

In Toscana, i numeri sono altrettanto significativi: l’89,5% ha detto Sì al reintegro, l’88,2% al tetto delle indennità, e percentuali analoghe sugli altri tre quesiti. Anche in questo caso, il quesito sulla cittadinanza ha ottenuto un consenso più limitato, pari al 67%.

Un segnale politico da leggere oltre i numeri

Sebbene l’assenza del quorum renda i referendum giuridicamente inefficaci, l’esito ha comunque un valore politico. Le aree a più alta partecipazione coincidono in gran parte con le Regioni tradizionalmente progressiste, segno di un’adesione più forte alle proposte referendarie da parte dell’elettorato di sinistra. Al contrario, le zone a forte presenza del centrodestra hanno registrato una scarsa partecipazione e un maggiore orientamento verso il No, soprattutto sul tema della cittadinanza.

L’appuntamento referendario dell’8-9 giugno si chiude quindi con un doppio messaggio: la difficoltà di mobilitare il voto su temi complessi, ma anche un consenso netto su alcune battaglie civili e sociali tra coloro che hanno scelto di recarsi alle urne.

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