Israele bombarda Damasco: colpiti il Ministero della Difesa e aree vicine al palazzo presidenziale
sraele sostiene di aver agito per proteggere la comunità drusa, con cui ha relazioni storicamente strette. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato: «Stiamo operando per salvare i nostri fratelli drusi»

Mercoledì mattina Damasco si è svegliata sotto le bombe. Israele ha infatti colpito la capitale siriana, bombardando il Ministero della Difesa e un edificio vicino al palazzo presidenziale. Si tratta di un attacco senza precedenti negli ultimi mesi, che segna un’escalation improvvisa nel conflitto regionale.

Un attacco diretto al cuore del potere siriano

Il primo attacco, avvenuto con droni, ha colpito l’ingresso principale del Ministero della Difesa siriano. Subito dopo sono seguiti bombardamenti più pesanti sulla stessa zona.

Secondo il ministero della Salute siriano, almeno una persona è morta e 18 sono rimaste ferite. Si tratta di numeri provvisori, destinati probabilmente a crescere nelle prossime ore.

L’esercito israeliano ha confermato l’operazione, diffondendo anche un video dei bombardamenti. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha condiviso sui social un filmato in cui una presentatrice tv siriana scappa durante l’attacco, commentando: «Cominciano i colpi pesanti».

Precedenti attacchi nel sud della Siria

Negli ultimi giorni Israele aveva già bombardato il sud del paese, in particolare la città di Suwayda, teatro di scontri tra la comunità drusa e quella sunnita beduina.

Israele sostiene di aver agito per proteggere la comunità drusa, con cui ha relazioni storicamente strette. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato: «Stiamo operando per salvare i nostri fratelli drusi», ribadendo la volontà di mantenere il sud della Siria come una zona demilitarizzata per garantire la sicurezza al confine.

Una nuova fase di tensione

L’attacco a Damasco rappresenta un salto di livello rispetto ai raid precedenti. Non è ancora chiaro se si tratti di un avvertimento al governo siriano guidato dal presidente ad interim Ahmed al Sharaa — salito al potere dopo il rovesciamento di Bashar al Assad lo scorso dicembre — o se preannunci una campagna militare più lunga e sistematica.

Questo intervento diretto sulla capitale potrebbe modificare drasticamente gli equilibri della regione e aprire nuovi scenari di instabilità.

Il contesto: scontri interni e fragilità siriana

Nel frattempo, la Siria è già devastata da nuove tensioni interne. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione con sede nel Regno Unito considerata affidabile, negli scontri recenti tra drusi e beduini nel sud del paese sono già morte 248 persone.

Questi conflitti, scoppiati solo una settimana fa, si sono rapidamente estesi a gran parte della regione meridionale, aggravando ulteriormente una situazione umanitaria già drammatica.

Prospettive incerte

L’attacco israeliano a Damasco segna un punto di svolta e potrebbe trascinare la Siria in una nuova fase di conflitto aperto. La comunità internazionale osserva con preoccupazione, temendo un’escalation che rischia di coinvolgere anche altri attori regionali.

Nei prossimi giorni sarà fondamentale capire se Israele proseguirà con nuovi attacchi o se questo raid resterà un episodio isolato. Di certo, la fragile pace in Siria sembra sempre più lontana.

Leave A Reply