Tensione Usa-Iran, Trump evoca il cambio di regime: Teheran promette vendetta

L’operazione militare lanciata dagli Stati Uniti contro le infrastrutture nucleari iraniane ha scatenato una nuova, drammatica escalation nello scacchiere internazionale. Dopo i raid condotti da bombardieri B-2 con ordigni “spacca-bunker” ad alta penetrazione, il presidente americano Donald Trump ha dichiarato che gli impianti nucleari della Repubblica islamica sono stati “annientati”, parlando di danni “monumentali”.

Ma il conflitto ora si sposta su un terreno ancora più scivoloso: quello politico. In un post pubblicato sulla sua piattaforma Truth, Trump ha evocato esplicitamente l’idea di un cambio di regime a Teheran, rilanciando lo slogan “MIGA – Make Iran Great Again”. Una mossa che riaccende le tensioni e rafforza l’ipotesi che gli attacchi non siano stati solo preventivi, ma parte di una strategia più ampia per indebolire l’attuale leadership iraniana.

Dubbi sull’efficacia dei bombardamenti

Nonostante l’entusiasmo dell’amministrazione americana, cominciano ad emergere dubbi sulla reale efficacia dei bombardamenti. Secondo fonti vicine all’intelligence statunitense, non è certo che l’intera infrastruttura nucleare iraniana sia stata compromessa. In particolare, preoccupa la possibilità che Teheran sia riuscita a evacuare materiale altamente arricchito da impianti come quello di Fordow prima dell’attacco.

Il deputato democratico Jim Himes, membro del Comitato ristretto per l’intelligence della Camera, ha avvertito che l’Iran potrebbe trovarsi ora in possesso di uranio sufficiente per realizzare una testata rudimentale. “C’è la possibilità – ha dichiarato – che il regime, ora furioso, veda nella bomba l’unico scudo contro future aggressioni”.

Teheran pianifica la risposta

La Repubblica islamica non ha lasciato spazio a interpretazioni. Il rappresentante permanente dell’Iran all’Onu, Amir-Saeid Iravani, ha annunciato che la risposta “sarà proporzionata”, ma che la sua natura, il momento e l’ampiezza saranno determinati dalle forze armate iraniane. L’Iran, secondo fonti CNN, dispone di diverse opzioni di ritorsione.

Tra gli scenari sul tavolo: attacchi contro basi statunitensi in Medio Oriente, il blocco dello Stretto di Hormuz – snodo strategico per il trasporto globale di petrolio – o azioni indirette tramite alleati regionali, come i ribelli Houthi dello Yemen, che hanno già minacciato possibili attacchi contro navi americane nel Mar Rosso.

Cyberattacchi e guerra asimmetrica

Con le capacità convenzionali indebolite dai recenti bombardamenti e dalle pressioni israeliane, Teheran potrebbe puntare sulla guerra asimmetrica. Secondo gli analisti, sono sul tavolo scenari legati a cyberattacchi, sabotaggi o persino operazioni terroristiche. “I Guardiani della Rivoluzione stanno valutando le risorse ancora disponibili”, ha dichiarato David Sanger, esperto di sicurezza nazionale. “Potrebbero scegliere un campo in cui gli Stati Uniti hanno minore capacità di risposta diretta: il cyberspazio”.

Il rischio di un conflitto prolungato

La situazione appare fluida e in rapida evoluzione. Mentre Trump mostra i muscoli sul fronte internazionale e parla apertamente di cambio di regime, Teheran si prepara a rispondere con forza e strategia. Il rischio di una nuova lunga crisi nel Golfo Persico è più che concreto. E in un mondo già instabile, una scintilla in più potrebbe bastare per innescare un incendio difficilmente controllabile.

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