Perché Israele ha attaccato l’Iran: il punto di non ritorno sul nucleare
L’esercito israeliano ha ritenuto che il programma di arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran fosse arrivato a un livello tale da rappresentare una minaccia esistenziale per Israele. A confermare le preoccupazioni è stato anche un rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica

Israele ha lanciato un massiccio attacco contro diversi obiettivi in Iran, colpendo impianti strategici, città chiave e, soprattutto, il programma nucleare iraniano. L’operazione è stata definita un “attacco preventivo” dalle autorità militari israeliane. Il motivo? Secondo Tel Aviv, la minaccia nucleare dell’Iran ha superato ogni limite.

Nucleare, il punto critico

L’esercito israeliano ha ritenuto che il programma di arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran fosse arrivato a un livello tale da rappresentare una minaccia esistenziale per Israele. A confermare le preoccupazioni è stato anche un rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), diffuso proprio nelle ore precedenti all’attacco, che ha evidenziato una pericolosa accelerazione del programma nucleare iraniano.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha parlato chiaramente: “Il regime ora dispone di uranio arricchito sufficiente per costruire fino a nove bombe atomiche”, aggiungendo che l’Iran possiede anche missili in grado di colpire ovunque nel territorio israeliano.

Obiettivo: disinnescare la minaccia

L’operazione militare ha colpito impianti nucleari come quello di Natanz, ma anche città come Tabriz, Esfahan, Arak, Ilam e Avaz. Secondo fonti israeliane, è stato il momento giusto per agire, prima che Teheran potesse rafforzare le proprie difese o completare ulteriori sviluppi nel programma.

Lo scopo dell’attacco, chiarisce Netanyahu, non è il cambio di regime, ma un’azione chirurgica per neutralizzare la minaccia nucleare e missilistica. Il capo di Stato Maggiore Eyal Zamir ha definito l’operazione “una necessità operativa immediata” e ha avvisato la popolazione che “i giorni a venire saranno difficili”.

Il rischio di escalation

A seguito dell’attacco, a Teheran si registrano edifici distrutti, incendi e soccorritori al lavoro tra le macerie. Intanto, in Israele, molti cittadini fanno scorte di emergenza, preparandosi all’eventualità di una rappresaglia iraniana su larga scala.

Secondo gli analisti, la mossa di Tel Aviv segna un’escalation senza precedenti nel confronto tra i due Paesi. Il rischio ora è che l’area mediorientale, già instabile, possa precipitare in una nuova fase di conflitto ad alta intensità.

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