Il diritto al focolare: le parole di Mattarella che chiedono umanità, pace e giustizia
In un mondo che brucia, Sergio Mattarella ci ricorda con una sola parola ciò che dovrebbe essere in cima alle agende di ogni governo, di ogni cittadino, di ogni coscienza: focolare. Non solo uno spazio fisico, ma un luogo simbolico, universale, che rappresenta il diritto alla vita, alla pace, alla speranza.

C’è una parola che, più di tutte, ha acceso riflessioni profonde nel discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: focolare. Usata nel passaggio più intenso del suo intervento al Quirinale, alla vigilia della Festa della Repubblica, quella parola – semplice, quotidiana, quasi domestica – è diventata il cuore di un appello politico e morale che riguarda il mondo intero. «I palestinesi hanno diritto al loro focolare entro confini certi», ha detto il Capo dello Stato, e in quel focolare si condensano significati che vanno ben oltre la geopolitica: casa, sicurezza, dignità, appartenenza.

Un discorso che, da semplice saluto istituzionale, si è trasformato in un messaggio potente rivolto a leader internazionali, diplomatici e cittadini. Un intervento in cui le parole non sono state soltanto forma, ma sostanza.

Gaza, Israele e il grido per la dignità umana

Mattarella ha affrontato con chiarezza e fermezza la crisi in Medio Oriente. Ha condannato senza ambiguità l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 – «vittime inermi, ostaggi odiosamente rapiti» – ma ha anche puntato il dito contro l’azione dell’esercito israeliano a Gaza, dove «una popolazione intera, dai bambini agli anziani, viene ridotta alla fame».

Il rifiuto di applicare il diritto umanitario è per Mattarella «inaccettabile», e l’appello è netto: «Si impone, subito, il cessate il fuoco». Serve aprire i territori agli aiuti internazionali, garantire l’assistenza umanitaria, restituire dignità alla vita delle persone.

E poi, quel diritto al “focolare” negato, sgretolato, eroso giorno dopo giorno da anni di occupazioni e violenze.

Contro ogni logica di dominio

Il richiamo del Presidente si allarga al conflitto in Ucraina e alla deriva globale che mette in discussione l’equilibrio stesso dell’ordine internazionale: «L’occupazione illegale di territori non può essere spacciata per misura di sicurezza. Si rischia la barbarie».

È una denuncia chiara anche nei confronti della Russia, ma che tocca tutte le forme di aggressione e dominio che stanno sgretolando i pilastri del diritto internazionale.

La pace non è una favola

Mattarella lo dice senza retorica: «La pace non è un ideale per anime ingenue». È un processo complesso, lungo, fatto di visione e responsabilità. È l’eredità degli statisti che hanno costruito l’Europa del dopoguerra e che oggi va difesa e rilanciata.

Perché proprio il 2 giugno 1946, con la nascita della Repubblica italiana, quella visione prese forma. «Una scelta di pace» – ha ricordato il Presidente – da cui scaturirono la Costituzione e la vocazione internazionale dell’Italia: collaborazione, rifiuto del nemico, ripudio della guerra.

Il valore di una parola

In un mondo che brucia, Sergio Mattarella ci ricorda con una sola parola ciò che dovrebbe essere in cima alle agende di ogni governo, di ogni cittadino, di ogni coscienza: focolare.
Non solo uno spazio fisico, ma un luogo simbolico, universale, che rappresenta il diritto alla vita, alla pace, alla speranza.

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