Nelle ultime settimane, la storica rivalità tra India e Pakistan ha conosciuto una nuova e pericolosa escalation. Un attacco terroristico nella regione del Kashmir ha innescato una reazione militare da parte dell’India, portando i due Paesi sull’orlo di un nuovo conflitto armato. Ma perché India e Pakistan sono in conflitto da decenni? E quali sono le implicazioni di quanto sta accadendo oggi?
Le origini della rivalità: il nodo Kashmir
Il conflitto tra India e Pakistan affonda le sue radici nel 1947, con la fine del dominio britannico sul subcontinente indiano. La spartizione del territorio portò alla nascita di due Stati: l’India, a maggioranza induista, e il Pakistan, concepito come patria per i musulmani. La divisione fu traumatica e segnò l’inizio di tensioni etniche e religiose che ancora oggi non si sono sopite.
Il punto più controverso della "partition" fu il Kashmir: una regione a maggioranza musulmana, ma governata da un sovrano induista, che decise di aderire all’India. Da allora, il Kashmir è diventato il simbolo stesso della rivalità indo-pakistana, con tre guerre combattute ufficialmente e continue scaramucce lungo la Linea di Controllo (LoC), il confine de facto tra i due Paesi.
L’attacco di Pahalgam e la risposta di New Delhi
La scintilla più recente è l’attentato terroristico avvenuto il 22 aprile 2025 a Pahalgam, nel Kashmir indiano, dove 26 civili sono stati brutalmente uccisi. L’azione è stata rivendicata dal gruppo estremista Fronte della Resistenza, vicino alla sigla jihadista Lashkar-e-Taiba, già noto per operazioni violente con il sostegno, più o meno velato, di Islamabad.
La reazione dell’India è stata immediata. New Delhi ha lanciato l’operazione militare Sindoor, colpendo basi terroristiche in territorio pakistano e nella parte del Kashmir controllata da Islamabad. Contestualmente, il governo indiano ha sospeso il Trattato dell’Indo, fondamentale per la gestione delle acque condivise, e ha introdotto restrizioni su visti e cooperazione bilaterale.
Perché il Trattato dell’Indo è cruciale
Firmato nel 1960 con la mediazione della Banca Mondiale, il Trattato dell’Indo disciplina la gestione dei fiumi che attraversano India e Pakistan, garantendo al Pakistan l’accesso alle risorse idriche vitali per la sua agricoltura. La decisione indiana di sospendere la condivisione dei dati idrologici ha un peso strategico enorme: senza queste informazioni, il Pakistan rischia di vedere compromessa la gestione delle proprie risorse idriche.
Nonostante l’India non possa interrompere unilateralmente il flusso dei fiumi, la mossa è stata letta come una forma di pressione diplomatica senza precedenti, che aggiunge tensione a un quadro già molto fragile.
Escalation controllata o rischio di guerra aperta?
L’episodio del 2025 rappresenta un’escalation particolarmente grave, ma al momento non si parla di una guerra formale tra i due Paesi. Tuttavia, il rischio di scontri armati localizzati e di una crisi diplomatica più ampia è concreto. La comunità internazionale osserva con preoccupazione, temendo che nuovi episodi di violenza possano sfuggire di mano.
India e Pakistan sono due potenze nucleari: ogni crisi nella regione del Kashmir assume, per questo, una valenza globale. La stabilità del subcontinente dipenderà dalla capacità di entrambi i governi di evitare il punto di non ritorno.